Stare bene a metà

L’ emigrazione dei cervelli dalla Calabria è un fenomeno ormai comune: sono moltissimi i giovani che, ricolmi di ambizioni, salutano i propri cari da un treno o da un aereo e si dirigono verso un futuro di opportunità. C’è la paura che questi giovani non ritornino più, se non “per poche ore, a visitare il paese, ricordare la festa, commemorare i defunti” come scrive l’ antropologo Vito Teti nel suo libro Il senso dei luoghi, di non poter costruire un futuro dove si è nati e cresciuti, di perdere identità e senso di appartenenza verso una terra tanto complessa quanto solare e accogliente, che vorrebbe solo tornare a respirare con le ‘risorse’ umane di cui dispone. Testimonianze e memorie, quelle di due giovani che hanno deciso di raccontare le sensazioni provate nella ‘fuga’ e nell’ambivalente riconciliazione con le radici, a cominciare da Antonella Ferraro, scrittrice nata a San Giorgio Morgeto, che da Milano ha pensato di ritornare: «Ognuno di noi è una risorsa, nessuno è un “cervello”, tutti possiamo riuscire in qualcosa di grande e il motore che ci muove è la passione». Antonella prosegue invitando i giovani a non “scappare” e ci racconta la sua storia:   «Le mie esperienze mi hanno portato a capire dove non voglio essere e cosa non voglio fare. Arrivata a un certo punto della mia vita mi sono chiesta il motivo per cui sarei dovuta andare via, senza trovare risposte. Durante le esperienze fatte a Roma e a Milano, mi sentivo incompleta: il tempo mi ha fatto capire che stare lontano dalla Calabria non mi faceva stare bene». La sua terra, la Calabria, definita “raggiante” per il sole e l’accoglienza, è un luogo a cui si sta rubando il futuro, un luogo che Antonella ha scelto per la sua vita, nonostante le molteplici difficoltà: «Già nel momento in cui si comincia a pensare al percorso universitario che si vuole intraprendere, si è propensi a dirigersi verso il nord o al centro Italia, abbandonare il difficile mondo meridionale per rifugiarsi nelle più prestigiose università che sembrano capaci di proiettarti più facilmente verso una carriera di maggior successo rispetto a quanto possa accadere nel Mezzogiorno». Allora cosa ha spinto la scrittrice a restare? “Rabbia e amore”, sentimenti che si leggono anche tra le righe dei suoi libri, tra cui Non mi voglio perdere niente, ispirato a San Giorgio Morgeto, un libro che “parla di sogni, di aspettative,  di amore per la propria terra”.

Artista contemporanea che ormai da più di dieci anni vive a Londra, Sisetta Zappone racconta la sua Calabria vista da un centro all’avanguardia  dal punto di vista culturale, artistico e sociale come quello londinese: «La Calabria è calma, selvaggia, una terra vergine, le mie radici. Ora che vivo fuori la apprezzo di più, ma, ad essere sincera, non so se riuscirei a tornare in pianta stabile. A Londra mi trovo benissimo: non potrei fare le stesse cose in Calabria, essendo questa anche una terra priva di opportunità, a causa di responsabilità storiche e politiche, certo non per mancanza di risorse». Oltre a dover fare i conti con una terra che, nella maggior parte delle situazioni, limita percorsi artistici, bisogna reagire a quello che è a tutti gli effetti un contraccolpo con la nuova realtà in cui ci si immerge, tra cui la barriera della lingua, il cambio culturale, i pregiudizi della gente, le gerarchie. Sisetta,  confessa di avvertire la lontananza dalla sua famiglia: «Quando ero più giovane, pensavo di potere e volere vivere dall’altro lato del mondo; ora, però, proverei ancora più angoscia al pensiero di dover affrontare molte ore di volo per raggiungere i miei cari. Grazie alla tecnologia, rimanendo quotidianamente in contatto con la mia famiglia, la lontananza da casa si affievolisce». L’artista si sente vicina alle sue radici: «I miti, la cultura medievale e il mondo greco-calabro sono stati e sono ancora fonte di ispirazione per la creazione dei miei lavori». Sisetta Zappone è nota per aver partecipato ed organizzato  diversi progetti ed iniziative che hanno come ambientazione quella dei centri urbani della Calabria, insieme ad associazioni quali “Ramificazioni”, con cui ha organizzato una serie di laboratori di stampa all’aperto nei parchi e mostre collettive al castello di Squillace, nel Catanzarese. Nel 2016, ha esposto presso l’ex mercato di Cittanova per la collettiva NET “Calabria Contemporanea Caccia” ed anche nell’ambito delle attività di letture accademiche alle Belle Arti di Catanzaro. «Mi sono sempre data da fare, dentro e fuori la Calabria. Abbiamo bisogno di gente che promuova la sensibilizzazione artistica. Per far in modo che la Calabria possa cambiare, si devono rinforzare i contatti e le possibilità di crescita e arricchimento reciproco anche con chi se ne è andato».

 Sara Giofrè e Luigi Zangari